Fondazione Ippolito Nievo. Patrocinio Unesco per “I Parchi Letterari®”
“Procacciaronsi gli uomini da principio in alcuno sicuro paese, luoghi dove fermarsi: ed avendo quivi trovato sito comodo e grato a’ bisogni loro, in tal maniera vi si alloggiarono, che le private e le pubbliche cose non vi avessino a fare in un luogo medesimo: ma che altrove si dormisse, altrove si facesse fuoco, e altrove si collocassero l’altre cose al rimanente de’ loro bisogni necessarie…”
“…Le pietre si cavino di state e si tenghino allo scoperto, e non si mettino in opera se non passati duoi anni; di state acciocché le pietre non avvezze, si assuefaccino a poco a poco ai venti, ai diacci, alle piogge ed alle altre ingiurie dei tempi: perciocché se le pietre subito cavate dalla cava, pregne del nativo sugo ed umore, si pongono ai venti crudi ed ai subiti diacci, si fendono e si risolvono…”
Così Leon Battista Alberti nel 1400 venerava i suoi sassi inanimati come fragili pazienti bisognosi di cure e di amore.
Prima riflessione
Il Parco Letterario® è memoria storica di fatti ed eventi veri, di vita vissuta; è fonte di forti ispirazioni letterarie. Tutto ciò che al suo interno è conservato, partecipa delle medesime emozioni e trae linfa dalle stesse radici da cui esso è generato
Seconda riflessione
Snaturare e trasformare un qualunque simbolo strutturale all’interno del Parco, significa provocarne la sua trasfigurazione con la conseguente cancellazione del suo ruolo prezioso di testimone autentico.
Terza riflessione
Le pietre, i mattoni ed il legno delle querce hanno assorbito all’interno dei loro pori i respiri, gli affanni, le gioie e le miserie di epoche trascorse; se non alterati, restituiranno con generosità tutta la loro sapienza nei secoli a venire.
Quarta riflessione
Nei fabbricati abbandonati e in disuso vivono i fantasmi e gli spiriti del passato. Essi si riconoscono nelle canne fumarie fuligginose delle cucine, nelle travature scricchiolanti dei solai, nelle scale di pietra levigate, nelle macine, nelle stalle, nelle grotte nelle quali hanno vissuto.
Non sopporterebbero l’uso di materiali estranei né l’intrusione di soggetti senza scrupoli nelle loro dimore.
I fantasmi e le pietre “avvezze” sono l’anima delle antiche dimore
Quinta riflessione
La ruspa è come la trappola per i topi. Con le sue ganasce essa afferra e stritola, serra e disintegra ogni cosa, senza scampo; la morte sopraggiunge rapidamente e con essa l’estinzione della testimonianza.
Poi passano i grossi mezzi pesanti con le pale meccaniche che spianano e livellano il suolo. Ogni traccia è cancellata; è tutto pronto per lo spiccato delle nuove fondazioni: cemento e ferro a volontà, proboscidi inquiete di pompe di calcestruzzo impazzite, solai prefabbricati, infissi in alluminio, piastrelle in monocotto lucide, vernici poliuretaniche igieniche e brillanti.
I fantasmi però se ne sono già andati.
L’abbattimento di una struttura antica comporta l’immediato allontantanamento dei suoi abitanti immateriali e la morte istantanea delle pietre “sapienti”.
I primo costretti alla ricerca nervosa di misteriosi luoghi alternativi, le seconde destinate alla sepoltura nelle discariche pubbliche.
Sesta riflessione
Meglio usare il termine “Riuso” piuttosto che “Restauro”, meglio il termine rivisitabilità piuttosto che ristrutturazione, meglio il termine conservazione piuttosto che reintegrazione.
Meglio in sintesi la rianimazione sofferta e prolungata, piuttosto che l’obitorio più economico e sbrigativo.
Settima riflessione
Il Parco Letterario® deve garantire la visibilità totale e trasparente di ogni suo segreto. Naturalmente durante le fasi di creazione ed animazione dello stesso è necessario rispettare le regole tecniche per la sicurezza.
Spetta ad ogni operatore attento saper coniugare con scrupolo ed intelligenza i dettami delle norme previste dalle leggi con l’originalità e la frugalità delle opere oggetto di intervento. Spetta ad ogni operatore sensibile stimolare la curiosità dei visitatori per coinvolgerli emotivamente già durante le fasi più significative degli interventi di conservazione. Il bene da conservare è patrimonio di tutti, non solo degli addetti ai lavori.
Ottava riflessione
Il momento della edificazione nell’antichità si identificava in un vero e proprio rito propiziatorio. Spesso nelle fondamenta venivano sepolti esseri vivi che al momento della morte per soffocamento cedevano la propria anima alla costruzione nascente. La nostra profonda cultura ci obbliga a portare grande rispetto nei confronti delle credenze magiche e delle antiche tradizioni popolari che da esse traggono origine.
Nona riflessione
Rispetto e conservazione non sono in antitesi con la tecnologia. Spesso anzi è proprio grazie all’uso rigoroso di strumentazioni sofisticate o di allestimenti tecnologici che si potrà trarre il massimo della suggestione da un rudere ridotto a cumulo di mattoni.
MASSIME
Arch. Lodovico Alessandri
Dep. SIAE – Sez. OLAF